La calibrazione colore iOS e Android

Introduzione al profilo colorsync.
La calibrazione colore iOS e Android è possibile?

Immagini e testi tratti da: “Il colore nella stampa. Principi di colorimetria e tavole cromatiche” di Claudio Breda e Andrea Roversi.

Sia quando si parla di colore visualizzato a video che quando si parla di colore dello stampato, bisogna ragionare in termini di luce che arriva al nostro occhio: in ambedue i casi arriva uno stimolo luminoso alla retina.

Le luci del visibile, formate da quantità variabili di luce blu, verde e rossa, possono essere idealmente rappresentate in un contenitore cilindrico.

In tale rappresentazione le luci più “scure” si trovano alla base, le luci più “luminose” alla sommità, le luci più “vivaci” all’esterno.
Alla sommità del cilindro nel punto centrale troviamo la luce bianca neutra; continuando a scendere verticalmente troviamo i grigi e alla base del cilndro, sempre nel punto centrale del medesimo, il nero neutro.

Per “neutro” si intende la totale assenza di dominante, ossia non si ha la percezione se quel bianco, grigio o nero tende al blu, al verde, al rosso o a qualsiasi altra tonalità; la “neutralità” della luce si verifica quando si hanno uguali quantità di luce blu, verde e rossa.

Le luci del visibile possono essere “misurate” o “identificate” secondo tre parametri fondamentali: la tonalità (detta anche tinta), la saturazione e la luminosità.

Per tonalità si intende la colorazione delle luci che si trovano lungo la circonferenza, ossia le luci blu, verde, rossa, magenta, gialla, cyan…; dal punto di vista geometrico la tonalità è rappresentata dalla circonferenza del cilindro. Ha un intervallo di valori che và da 0 a 360 gradi.

Per saturazione si intende quanto una luce si “allontana” dalla condizione di neutralità; una luce bianca, grigia o nera neutra avrà saturazione “nulla”, mentre tutte le luci che si trovano sui bordi del cilindro avranno saturazione “massima”; dal punto di vista geometrico la saturazione è rappresentata dal raggio del cilindro. Ha un intervallo di valori che và da 0 a 100.

Per luminosità si intende l’energia luminosa della luce; tale energia è il risultato della somma delle tre radiazioni primarie blu, verde e rossa; la luminosità sarà massima in cima al cilndro, minima alla base; dal punto di vista geometrico la luminosità è rappresentata dall’altezza del cilindro. Ha un intervallo di valori che và da 0 a 100.

Nella pratica si usano altre unità di misura rispetto alla tonalità, saturazione e luminosità, quali ad esempio i valori Lab, XYZ, ecc; la loro spiegazione richiede una descrizione più ampia di quella che possiamo fare ora.

All’interno di questo modello solido si possono pure rappresentare i colori che possono essere generati da una “periferica”, come ad esempio una stampante o un monitor.

La figura sottostante rappresenta la “gamma cromatica” (detta anche “gamut”) riproducibile da una macchina da stampa offset (processo di stampa usatissimo in ambito editoriale); appare evidente come molti cromatismi del visibile siano “fuori gamma” e come tali non riproducibili; diventa quindi impensabile pretendere dalla stampa il “blu elettrico del cielo” tramite una riproduzione a quattro colori!

La figura sottostante rappresenta la “gamma cromatica” (detta anche “gamut”) riproducibile da un monitor.

Il monitor simula un colore grazie a tre tipologie di pixel: il pixel rosso, quello verde e quello blu. Può simulare le “luci del visibile” se “pilotato” da una scheda grafica a 8 bit canale, in grado di generare 256 intensità luminose per ogni tipo di pixel del monitor
(28= 256 combinazioni possibili). Esitono schede grafiche ad un numero maggiore di bit, ma la spiegazione del loro utilizzo richiede una descrizione più ampia di quella che possiamo fare ora.

Nello schema si vede come sia “errata” la convinzione per cui il monitor è in grado di riprodurre tutte le luci del visibile.

È altrettanto sbagliato sostenere che la gamma di colori riproducibile da un monitor è maggiore di quella di una stampante (vedi figura sottostante).

Nella figura sottostante si è sovrapposta la gamma riproducibile dal monitor (in trasparenza) con la gamma cromatica della stampante (stampa offset nel caso in esame) e si vede come ci possono essere dei problemi di riproduzione del colore a video nelle zone “non comuni”.

È giusto affermare che non tutti i colori a video possono essere riprodotti in stampa, ma è altrettanto giusto sostenere che non tutti i colori di stampa possono essere riprodotti a video!

Il monitor ideale dovrebbe avere un gamut uguale o maggiore di quello del sistema di stampa che deve simulare su tutti i piani di luminosità!

Và pure detto che la gamma cromatica dei monitor si stà sempre più ampliando grazie alle ultime innovazioni tecnologiche (LED e Oled), per cui stanno cominciando ad apparire nel mercato monitor ad ampia gamma cromatica (Wide Gamut) in grado di riprodurre con tolleranze sempre più basse i cromatismi della stampa editoriale. Tali monitor si definiscono idonei al “Soft Proofing” (prova colore a video).

Le figure riportate in precedenza sono la rappresentazione tridimensionale delle gamme cromatiche delle periferiche, dette anche “profili” o “Gamut”.

Il dato digitale che racchiude tale informazione è il profilo “ColorSync” detto anche “ICM” o “ICC”.

Questi profili sono utilizzati praticamente da tutti i software grafico-editoriali; diventa quindi importante inserire nel computer il “profilo reale” del monitor e della stampante sulla quale andrà stampato il file.

Sottolineamo il concetto di “profilo reale”, poiché è importante che questo sia stato effettivamente calcolato sulla periferica in uso; un profilo fornito dal costruttore non sempre fornisce buone prestazioni. Se consideriamo il profilo di un monitor dobbiamo sapere in quali condizioni è stato calcolato (contrasto, luminosità, temperatura colore, risoluzione scheda grafica…).

La problematica non cambia se andiamo ad analizzare il profilo di una stampante, anche in questo caso non possiamo assolutamente ignorare le impostazioni di stampa usate sia a livello software (impostazioni finestra di stampa) che hardware.
Non dimenticando poi che il tipo di carta va a condizionare l’effettiva resa cromatica!

Anche nei procedimenti di stampa editoriali bisogna adottare dei parametri ben definiti e ripetibili in ogni fase del processo. Lo stesso file stampato a distanza di tempo può dare risultati cromatici diversi se hanno luogo delle variazioni come:

  • fornitura di un diverso tipo di carta;
  • fornitura di un diverso tipo di inchiostro;
  • cambiamenti dei parametri di densità di stampa,
    ossia lo spessore d’inchiostro sul supporto finale;
  • alterazioni dei parametri di creazione delle forme da stampa;
  • variazioni di aumento del punto di retino, detto anche dot gain,
    nella macchina da stampa.

Il “profilo reale” viene generato da strumenti come spettrofotometri o colorimetri, ma deve essere calcolato in una “situazione nota e ben definita”.
Diventa importante adottare delle procedure di controllo oggettive (misurabili tramite strumentazione) e non solo soggettive (legate a pure valutazioni visive e come tali contestabili). È importante capire che il colore cyan 100% non indica un colore ben preciso, in quanto basta già cambiare carta per avere delle variazioni.

Diventa altrettanto importante capire che il colore R255 non indica un colore “rosso” ben preciso come volori di tonalità, saturazione e luminosità, ma potrà variare da monitor a monitor. In altre parole potrà avere una posizione diversa nel “contenitore delle luci del visibile” visto più sopra, a seconda del dispositivo dal quale è generato (monitor computer, ipad, ecc), causando inevitabili variazioni cromatiche nella visualizzazione della stessa immagine su dispositivi diversi.

Per compensare tali errori diventa importante gestire a livello di sistema operativo il profilo colorsync del monitor, al fine di far conoscere al computer il comportamento cromatico del display collegato; il pc potrà così “pilotare” il monitor in maniera corretta per visualizzare quel determinato rosso di cui si parlava prima con precisione cromatica!

Tale procedura al momento non è attuabile nei tablet e dispositivi mobile, dove il profilo colorsync non viene gestito dal sistema operativo sia iOS che Android.

È tuttavia possibile condividere dati di profilatura colore a livello di app appositamente sviluppate.

Tali app permettono di ricavare il gamut del dispositivo mobile tramite lettura con spettrofotometro o colorimetro.

Permettono pure la corretta visualizzazione dei files memorizzati nello stesso dispositivo mobile, mantendo la coerenza cromatica che gli stessi files hanno se aperti in photoshop su di una stazione con monitor calibrato.

Immagini e testi tratti da: “Il colore nella stampa. Principi di colorimetria e tavole cromatiche” di Claudio Breda e Andrea Roversi.

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Informazioni su Claudio Breda 5 articoli
Socio fondatore di Hdemo Network, ha maturato una vasta esperienza tecnica e formativa sui più utilizzati software professionali per la grafica, l’impaginazione, la taratura colorimetrica e tutto ciò che concerne il workflow di stampa.